Monday, January 31, 2011

Dammi una sirenetta, Copenhagen

Durante l'estate del 2007 feci un altro viaggio solitario in due tappe. La prima tappa fu Copenhagen, e siccome non ci sono retroscena particolari, vi metto qui il primo post e poi sotto il "read more" i successivi.


sabato, 30 giugno 2007
Eccomi qua! sono le dieci di sera e inizia a fare leggermente buio adesso. Incredibile questo posto, alle nove di sera non si riusciva a camminare senza gli occhiali da sole. Una luce bellissima avvolge tutta la citta´. In compenso pero´ fa un freddo che neanche a Londra in ottobre. La temperatura si attesta intorno ai sedici gradi, e per fortuna che ho guardato il meteo prima di chiudere una valigia composta da sole magliette. L´arrivo all`aereoporto di Copenhagen e´ meraviglioso, sembra di atterrare in mezzo al mare, appena dopo il ponte che collega la danimarca e la svezia, circondati dai pesci, dalle navi e dai mulini a vento. L´ostello e` enorme, il piu` grande d`europa, aggiungerei quasi il piu` pulito. Sono in stanza con una scozzese e tre ragazze americane poco piu´ che ventenni, che hanno deciso di farsi il tour dell`europa in undici settimane. Undici capito? Oltreoceano! Da noi a vent`anni i piu´ intraprendenti arrivano fino a Barcellona per una settimana, se va bene. Questione di mentalita´. Appena arrivata, sono uscita per cena. Pigra e affamata, ho scelto un panino al burger king solo perche´ aveva la terrazza che si affacciava sulla piazza. Poi, a pancia piena, ho proseguito la passeggiata lungo lo Storget, il corso principale, affollatissimo di gente. Arrivata al porto canale di Nihavn, ho fatto qualche foto e sono tornata indietro. Qui la popolazione sembra divertirsi, sono tutti allegri. La guida dice che nel week end vengono un sacco di svedesi a ubriacarsi, perche` da loro è vietato vendere alcolici ai giovani. Non c´e´ molto traffico per le strade, ogni tanto passava qualche camioncino pieno di ragazzi festanti e canterecci, da quello che ho capito oggi c`e´ stata una gara importante di thriatlon, e i vincitori festeggiavano. A prima vista, questo posto mi piace molto, anche se e` incredibilmente caro. Venti minuti di internet quattro euro. Li possino. E mi tocca anche litigare con gli accenti!


Saturday, January 29, 2011

Viaggio in Giappone: Tokyo, Kyoto, Nara

Questo del Giappone è il mio aneddoto pre-viaggio preferito, perché riguarda la potenzialità dei blog nel far avverare i desideri. Se mi conoscete di persona probabilmente ve l'avrò raccontato almeno due volte. Poco dopo essere tornata da New York, scrissi un post in cui dicevo che a quel punto il mio sogno era Tokyo, e che sarebbe stato bello andarci. Circa un mesetto dopo mi arrivò una mail da un ragazzo che lavorava in una compagnia aerea. La mail diceva più o meno così: "Ciao Simona, leggo spesso il tuo blog perché mi piace come scrivi, e qualche tempo fa ho letto che ti piacerebbe andare in Giappone. Io come dipendente Lufthansa, un paio di volte l'anno posso volare gratis, e posso portare due persone con me con il 75% di sconto sul biglietto, se ti interessa credo che potrebbe essere una buona occasione per visitare Tokyo, io sono proprio curioso di andare e nessuno dei miei amici ha le ferie in aprile come me". A quel punto sgranai gli occhi, la rilessi, e mi assalirono mille dubbi del tipo: ma chi è questo qua? Non mi conosce nemmeno e mi propone un viaggio? (Oddio, se aveva letto il blog dall'inizio lui un po' mi conosceva) Ma quando mi ricapita un occasione simile? A quel punto gli rispondo un po' titubante qualcosa tipo: ma la seconda persona posso sceglierla io? E lui mi disse di sì. In quel momento ho pensato che se portavo un'amica e questo era uno psicopatico, sarebbero stati guai per entrambe, perciò ho chiamato un amico di vecchia data, fidatissimo e con le spalle larghe, davvero fissato con il Giappone. Avevo appena iniziato a spiegare la faccenda, e appena arrivata alla parola Giappone disse sì senza nemmeno voler ascoltare tutto il resto. Fortunatamente lui in quel periodo si stava studiando un po' di giapponese per conto suo, e la cosa ci è tornata utile (tipo alla stazione di Kyoto non trovavamo l'uscita e lui trovò la relativa scritta in ideogrammi). Eravamo tre persone completamente diverse, proveniente da tre mondi diversi, a cui non sarebbe mai venuto in mente di fare un viaggio insieme, eppure alla fine tutto andò bene. Il biglietto in economy di quel volo costava sui 900 euro, e lo pagammo appunto col 75% di sconto. Volammo prima da Milano a Francoforte, poi nel secondo volo la classe economy era piena, ed essendo biglietti speciali senza il posto riservato, a due su tre ci spostarono in business. Un culo così signora mia non mi ricapiterà mai più in tutta la vita. Passammo cinque notti a Tokyo in un ryokan: un alberghetto a conduzione familiare. A Kyoto invece trovammo un ostello, e devo dire che col cambio favorevole dello Yen, la vita là non era costosa per niente. Mentre eravamo là facemmo un'escursione di un giorno a Nara per andare a vedere la statua del budda più grande del mondo. Quel mondo così tanto distante dal nostro fu un'esperienza devastante che cambiò per sempre il mio modo di vedere le cose. Vi metto qui sotto i post scritti in quei giorni, sono i miei preferiti di sette anni di blogging, abbiatene cura.


La seconda volta a Londra

Poco dopo essere tornata da Stoccolma, Viola, che in quel periodo era una delle mie coinquiline Bolognesi, mi disse che sarebbe tanto voluta andare a Londra, ma che non avrebbe potuto spendere più di 200 euro tutto compreso. La vidi triste, e perciò raccolsi la sfida e chiesi le ferie. Tre giorni e due notti in un ostello ad un capolinea della metropolitana, volo Ryanair, treno da Stansted, pranzo e cena a panini, e ci riuscimmo davvero. Una sera ci siamo anche permesse il lusso di mangiare Fish & Chips al pub. Vederla tutta in così pochi giorni fu una corsa contro il tempo, ma essendoci già stata ho potuto fare una selezione preventiva delle cose che ci potevano interessare. Fra le altre cose passammo svariate ore fra le bancarelle di Camden, cosa che la professoressa durante il primo viaggio ci impedì, poiché dopo dieci minuti ci stava già facendo scarpinare in direzione di un altro luogo. Senza la stanchezza da gita scolastica vidi tutta un'altra Londra, e potei apprezzare a fondo questa eclettica città.
Qui sotto il post che scrissi a caldo, appena rientrata. Devo dire che rende l'idea.


Friday, January 28, 2011

Pubblicità online non convenzionale

Cosa succede quando una grande azienda che ha un corposo budget destinato alla pubblicità vuole promuovere la propria attività su internet?

a) LA VIA CONVENZIONALE
Il responsabile marketing della grande azienda A, chiama il commerciale del grande portale B, e poi dice al responsabile amministrativo dell'azienda A di pagare fatture a cinque cifre al portale B.
Il portale B, prenderà lo stagista di turno, o il freelance retribuito TRE euro a post, e gliene farà scrivere un paio che recitano le lodi dell'azienda A. Provate a immaginarvi la motivazione e l'entusiasmo di tale stagista.
Il post in questione, compare a rotazione nel grande portalone, in mezzo ad altre centinaia di articoletti simili, e pur registrando centinaia di migliaia di visitatori unici al giorno, finisce che su quel post ci clicca un centinaio di volte lo stesso stagista, e magari duecento persone, di cui la metà per sbaglio. Di tutti questi, se compra uno è già tanto. 

b) LA VIA NON CONVENZIONALE
Il responsabile social media dell'azienda C tiene monitorato il buzz che avviene su internet su forum e blog a tema che riguardano la sua azienda. Prende contatti personali con i blogger, (alcuni dei quali molto probabilmente saranno gli stessi stagisti pagati tre euro a post da chi li sfrutta), e regala a ciascuno qualche prodotto del valore inferiore ai cento euro. Il responsabile amministrativo dell'azienda C fa uscire i prodotti dalla contabilità emettendo fattura "omaggio" senza iva art.2 comma 2 nr 4, oppure basta emettere un codice sconto personalizzato per acquistare dal sito (nel caso di e-commerce).
Risultato, la blogosfera viene invasa da post entusiasti, di persone realmente contente del prodotto, che hanno buona visibilità su internet, e i cui articoli vengono letti davvero da chi li segue. Ciascuno di loro per gratitudine diventerà cliente, e cercherà di convincere quante più persone può, per vedere se riesce ad ottenere qualche regalino in più. La spesa economica dell'azienda C è stata inferiore di quella dell'azienda A, ma ha avuto un ritorno 100 volte più grande. 

Invece di ingrassare chi i soldi già ce li ha, visto che in questo paese il lavoro dei giovani è un problema sociale reale, le aziende dovrebbero valutare questi nuovi mezzi pubblicitari che premiano le singole persone.
Tutto questo ovviamente l'ho scritto per vedere se qualche azienda che si occupa di viaggi/turismo vuole fare una prova con me e il mio blog. Garantisco il ritorno assicurato!

Stoccolma: il mio primo viaggio solitario

Il mattino dopo essere rientrata dal Belgio mi sentivo come se il mondo fosse mio. Prenotai il giorno stesso un volo e quattro notti in ostello a Stoccolma con partenza due settimane dopo. Volevo finalmente mostrare a me stessa che potevo essere indipendente, e ci riuscii. L'ostello era perfetto, con tutto l'arredamento ikea nuovo di pacca. Mi ricordo che avevo paura ad uscire di lì la sera, nonostante la completa assenza di criminalità che c'è da quelle parti, e che il primo giorno mi ero data un coprifuoco per le 8 di sera, subito dopo cena. Poi invece feci amicizia con le 3 ragazze che avevo in camera, aiutandomi quasi di più con il francese che con l'inglese stentato, e una sera andai anche a ballare. L'apprendimento dell'inglese diventava una necessità ogni giorno di più. La città mi piacque tantissimo, la chiamano anche la Venezia del nord, perché il centro è tutto circondato di fiumi, e fa un bell'effetto coreografico. Cinque giorni e quatto notti erano decisamente troppi per vederla tutta, e perciò mi recai anche a visitare la vicina Uppsala. Rimpiango tuttora di non essere stata anche a Goteborg, ma spero di poter rimediare in futuro. Per i soliti 2-3 fan del vintage, metto qui sotto i post che scrissi in diretta.


Thursday, January 27, 2011

Bruxelles, Hasselt e Pukkelpop

Valentina è una di quelle persone la cui conoscenza mi ha un po' cambiato la vita. Un giorno a inizio 2006 da perfetta sconosciuta mi scrisse una timida mail per farmi i complimenti per il blog. Ci furono altri scambi di mail, fino a quando mi propose (visti i gusti musicali in comune) di andare con lei in Belgio al festival musicale Pukkelpop. Il suo programma non faceva una piega: una notte in ostello nella vicina Bruxelles, e poi quattro notti in tenda al festival ad Hasselt. Io non avevo mai dormito in un ostello, figuriamoci in tenda. Inoltre, visto che vivevamo in due città diverse, bisognava volare da sole, e trovarci là in aeroporto. Per questo fortunatamente ero già stata preparata dall'esperienza Amsterdam. Lei ovviamente non era nuova a questo tipo di viaggi, io invece ero partita un po' prevenuta. L'ostello mi incuriosiva e mi frullavano per la testa mille domande. Davvero esistevano persone disposte a condividere la camera con sconosciuti? Come sono divisi gli spazi? Come metto al sicuro le mie cose? Sarà pulito? Appena siamo entrate nella stanza si è presentato il problema "letto a castello". Ce n'erano solo due liberi su sei, ed erano entrambi al piano di sopra. Io non avevo mai dormito nel piano di sopra di un letto a castello ed ero terrorizzata di cadere di sotto mentre dormivo. Se ci ripenso adesso mi scappa da ridere. Le valigie si potevano chiudere dentro gli armadietti con il lucchetto, e pertanto il problema sicurezza non c'era. Il posto era abbastanza pulito, e poi dovendoci dormire una notte sola in vista del campeggio poi, non stetti a guardare il capello. Una ragazza austriaca che era lì in camera mi fece una domanda in inglese a bruciapelo, e io la guardai in un modo che manco mi stesse parlando in ostrogoto. Valentina mi disse che chiedeva se avevo un phon, e poi loro parlarono del più e del meno. Io non capii assolutamente nulla e mi sentii terribilmente ignorante. Avevo da poco iniziato a guardare le serie tv in inglese con i sottotitoli in italiano e non smisi più. La mia missione diventò allenare l'orecchio al sound della lingua inglese. Bruxelles a parte la piazza e gli immediati dintorni non è questo gran che. La ricordo un po' spenta. Del resto cosa ci si può aspettare da una città che ha come simbolo più importante una microstatuetta di un bambino che fa la pipì. Da lì prendemmo il treno intercity per andare ad Hasselt, sopra al quale io dimenticai la borsa con la tenda. La santa accompagnatrice andò dal capostazione e gli spiegò pazientemente tutto in inglese, mentre io volevo sprofondare. La tenda fortunatamente tornò indietro col primo treno successivo. Il festival fu spettacolare, ci vidi i concerti più belli della mia vita, come i Radiohead, i Daft Punk, I Dresden Dolls, gli Yeah Yeah Yeahs, i Massive Attack. Il campeggio fu un mezzo disastro. Il Belgio si sa è molto piovoso anche in Agosto, e ci entrò l'acqua dentro la tenda. Durante il volo solitario di ritorno decisi che per girare il mondo avrei preferito gli ostelli. Ovviamente non sono belli e comodi come un hotel a 4 stelle, ma se non me lo posso permettere perché precludermi certe esperienze? Valentina aveva appena creato un mostro e non lo sapeva. Non la sento da un pezzo. Se mi leggi, grazie.
Per i fan del vintage, qui sotto il post scritto a caldo.

Wednesday, January 26, 2011

Come pianificare un viaggio

La buona riuscita di un viaggio dipende per la maggior parte da come lo si è organizzato a priori. La cosa più sbagliata da fare è prenotare aereo e albergo, e poi organizzare solo successivamente gli spostamenti.
In ordine temporale prima si prenota il volo e poi la sistemazione. Prima di comprare un volo bisogna controllare bene gli orari di partenza e di arrivo, e vedere se sono compatibili con i mezzi pubblici per non spendere vagonate di soldi in taxi. Per questo motivo i voli che arrivano a mezzanotte o quelli che partono alle quattro del mattino sono da evitare come la peste. Se volate Ryanair c'è sempre l'alternativa del loro bus Terravision, ma nella maggior parte dei casi costa sempre di più del trasporto pubblico.
Quando avete trovato un volo che fa al caso vostro potete stilare una lista di due/tre ostelli papabili, e prima di prenotarli vi fate un giretto su google maps, impostando come località di partenza l'aereoporto, e come località di arrivo l'hotel.
In questo modo potete rendervi conto di quanto l'albergo sia lontano dal centro, e del tempo necessario per raggiungerlo. Cliccando sul tasto mezzi pubblici Google Maps vi fornisce il numero dell'autobus e gli orari. Prima della partenza vi salvate l'itinerario sul cellulare, in modo da essere sempre aggiornati sugli orari in caso di ritardo dell'aereo.
Un'altra cosa fondamentale di cui bisogna tenere conto nella pianificazione è il rapporto fra i giorni di ferie disponibili e i giorni necessari a visitare una località. Ad esempio, se avete una settimana di ferie, perché sprecarla tutta in un luogo che necessita di soli tre giorni per essere visitato? In questi casi potete fare un viaggio di due tappe e prenotare 3 voli di sola andata (da A a B, da B a C, da C ad A). In alternativa ai 3 voli potete controllare sul solito Maps se ci sono località vicine interessanti e raggiungibili in treno, per poter fare le tappe intermedie con questo mezzo. Questo è un ottimo modo per vedere due posti risparmiando un volo. Specialmente quando si viaggia da soli passare troppi giorni in un posto che ne richiede meno per essere visitato in lungo e in largo, può risultare noioso. Ottimi consigli su come abbinare le città da visitare li ho trovati sul forum di zingarate, e su tripadvisor.


La metropoli per eccellenza: New York

Finalmente si inizia a fare sul serio.
All'inizio di Ottobre 2005, la mia amica Ali si connesse a Msn Messenger con il seguente status: "voglio andare a NY chi viene con me"? Io non ci pensai due volte, e le risposi subito "vengo io". Non avevo ancora nemmeno il passaporto, ma il 5 novembre eravamo sull'aereo che ci avrebbe portato nella grande mela. Il problema più grosso, siccome erano i giorni della maratona, fu trovare un albergo. Lei passò da un agenzia e le spararono cifre folli dai 200 euro a notte, perché il resto era tutto esaurito. Fortunatamente io in quel periodo con internet me la cavavo decisamente meglio e trovai una camera ad un prezzo molto più abbordabile su lastminute.com. Ci misi tre giorni per convincerla che non si trattava di una fregatura solo perché si trattava di una vendita su internet. Come sono cambiati i tempi in soli sei anni! Fu così che con il nostro inglese scolastico ci ritrovammo catapultate in quel mare di luci, suoni e odori nuovi, e dopo il frastornamento iniziale ci rendemmo subito conto di non trovarci in un posto qualunque. New York era il posto dove le cose succedevano, dove viveva gente proveniente da qualsiasi parte del mondo. In quei giorni feci il primo esperimento di live blogging, poiché in albergo c'era il wireless gratuito, cosa che in Italia era ancora fantascienza. In uno slancio di entusiasmo poi scrissi anche un post dall'aereo, perché la Lufthansa in quel periodo forniva uno dei primi servizi wi-fi on board. Stavo pensando che in effetti è un peccato l'aver chiuso quel blog dove era pubblicata tutta questa roba. Pertanto, per quei 2-3 pazzi a cui può interessare, ho deciso di incollare qui sotto i post di quel viaggio. Auguri.


Tuesday, January 25, 2011

Amsterdam: il mio primo volo solitario

Il 2004 fu un anno di transizione, poiché avevo appena cambiato lavoro, fidanzato, città e giro di amicizie. Tutto quello che successe quell'anno, le persone i libri, i film, e la musica con cui venni improvvisamente a contatto contribuirono a cambiare radicalmente me e la mia visione del mondo. Fu anche l'anno in cui aprii il mio primo blog. Bologna con il suo cielo bianco e i suoi portici entrò nella mia vita come un fulmine a ciel sereno, ed è sempre rimasta sotto pelle. A causa di tutti questi cambiamenti non ebbi il tempo per viaggiare, e per questo dovetti aspettare il 2005.
Durante l'estate si prospettò l'occasione di visitare Amsterdam, anche se si presentò un ostacolo per me quasi insormontabile. Per esigenze logistiche avrei dovuto volare da sola nel viaggio di andata, e sulle prime pensai di rinunciare. La sola idea mi terrorizzava, l'attesa in aeroporto, il check-in, il bagaglio, il volo solitario, l'arrivo in città erano per me come vere e proprie sfide. Fortunatamente mi feci convincere, ed il viaggio andò benissimo. Questa esperienza fu fondamentale per quando successivamente iniziai a viaggiare da sola.
L'albergo di Amsterdam aveva una bella vista sul parco Vandel, proprio vicino ad un fornaio che sfornava delle paste che sembravano mandate da dio. Rimasi molto stupita dalla nordicità del posto, le strade erano pulitissime, i tram su rotaia nuovissimi, e tanta gente andava in bicicletta. L'abitudine di non avere tende alle finestre invece mi diede una spiegazione del perché il grande fratello nacque in Olanda. Il museo di Van Gogh è imperdibile, invece il museo nazionale lì accanto è decisamente perdibile. Il quartiere a luci rosse l'ho trovato un po' esotico, ma forse visti i recenti sviluppi politici nazionali, fanno bene loro a fare le cose alla luce del sole. Per provare la specialità nazionale andammo in un pub chiamato "la Canna", che guarda caso al suo interno era molto fumoso. Da lì in poi ricordo solo un gran ridere. Ridere, ridere, ridere per tre giorni, al parco. Beata gioventù.

Ibiza e Formentera

Questo post è di fatto uno spartiacque fra i miei viaggi qui raccontati fino ad oggi, e quelli che verranno poi.
Tanto per cominciare, si tratta del primo viaggio di cui esistono foto digitali sul web. Se spiate il mio account Picasa avrete anche un piccolo spoiler sui post futuri.
Inoltre, dato che si riferisce all'estate 2003, è l'ultimo post della serie "villaggi turistici", con mio immenso sollievo.
Per porre fine ai litigi post Parigi, cedetti e promisi che l'anno successivo saremmo tornati al mare. Le Baleari c'erano piaciute molto, e pertanto si decise di andare a Ibiza. Il mare era molto bello, anche se la zona del nostro hotel era totalmente cementificata da strutture alberghiere. Ho poi saputo che dall'altra parte dell'isola c'era una zona incontaminata ma ormai era troppo tardi. L'aspetto positivo era che ci trovavamo vicino alla città vecchia e al porto, entrambi molto belli da visitare. La sera una tappa ai baretti della città vecchia era infatti d'obbligo per assaggiare dell'ottima sangria. I vari pr delle discoteche elargivano omaggi per strada, e visto che il Pacha era così famoso siamo andati a vedere com'era, per scoprire che non era poi così tanto diverso dalle innumerevoli discoteche romagnole. Un giorno siamo saliti su una nave e abbiamo fatto la gita di un giorno a Formentera. Che meraviglia. Non ho mai più visto un'acqua così bella, i colori erano indescrivibili. A quel punto capii perché sui depliant costava il doppio. In quei giorni promisi a me stessa che non sarei mai più tornata in un villaggio perché mi sembrava di rivivere sempre la stessa vacanza, con qualche piccola variante.

Filosofia di viaggio vs SEO

L'argomento di cui vorrei parlarvi oggi è spinoso, e perciò provo a farmi aiutare da un dialogo immaginario.

a: e così hai aperto un blog di viaggi eh?
s: beh, sì è lì, sul web.
a: ma non hai visto che stanno spuntando come funghi? 
s: sì, ma sono tutti uguali. a parte qualche eccezione.
a: immagino che avrai letto questo articolo che spiega la nuova tendenza "seo" nella scrittura dei blog.
s: sì l'ho letto, e avrei voluto picchiare la testa contro il muro
a: perchè?
s: come perché?? guarda, già che ci sono te lo smonto punto per punto.
"non scrivere per le persone scrivi per i motori di ricerca", io non sarei così categorica, correggerei la frase in: non scrivere solo per le persone, ma anche per i motori di ricerca. Qualche parolina chiave qua e là, che non stravolga il testo è sufficiente.
"la maggior parte delle persone quando legge fa una scansione", tua sorella forse. Magari lo faccio quando leggo un giornale intero in venti minuti, ma io un blog lo leggo per assorbire le emozioni della persona che scrive.
"ripetere gli stessi concetti almeno tre volte", posso dire che palle?
"scrivere per il web è diffente", semmai è differente. Consiglierei anche di fare la massima attenzione agli errori di ortografia. Sono fastidiosi, rendono difficile la lettura, e ostacolano pure la ricerca dei motori.
"i robot non capiscono l'ironia", per fortuna esiste ancora qualcosa che ci differisce dai robot. Una buona occasione per vedere se il guru autore del post capisce l'ironia!
a: ho capito, quindi tu per scrivere il tuo blog usi la mezza misura?
s: sì. Non voglio ricadere nè nella categoria dei seo travel blogger che fanno il compitino di riscrivere una guida viaggi che tutti possiamo avere sul cellulare mentre siamo là fuori a vedere il mondo, ma non voglio nemmeno rischiare di non essere trovata da persone a cui possono interessare i miei contenuti.
a: quindi tu oltre ad acquisire nuovi lettori con google punti anche a "fidelizzarli"?
s: esatto, mentre il noiosissimo contenuto seo è perfetto per un sito che vende roba, per un blog è da bandire, altrimenti il fine primo del travel blogger "descrivere il mondo attraverso le proprie emozioni e i propri occhi" non si concretizzerebbe. Verrebbe a mancare quel quid.

Monday, January 24, 2011

Visita alla diga del Vajont

Era il dicembre 2002, faceva freddo e tutte le mie amiche erano entusiaste della decisione di trascorrere una settimana bianca di gruppo in montagna. Non so per quale motivo (probabilmente il prezzo) finimmo in Nevegal, una località della provincia di Belluno dove c'erano DUE piste in tutto. Io non avevo mai sciato prima (non so nemmeno nuotare), e quella combriccola di pazzi mi mise forzatamente un paio di sci ai piedi per obbligarmi a provare. Durata totale della mia permanenza sugli sci: 30 secondi. La mancanza di totale controllo mi terrorizza, e da quel giorno non ne ho mai più voluto sapere. Passavo le mattinate al rifugio in fondo alla pista a bere il vov caldo, a leggere e a guardarli scendere e ruzzolare. In quel periodo girava in rete il filmato di Marco Paolini sulla diga del Vajont, e avendo visto i cartelli sulla strada poco lontano, un pomeriggio decidemmo di fare un'escursione in quella valle della morte. Lo scenario lascia ancora oggi a bocca aperta, l'imponente diga di cemento è sempre lì, a dominare una valle che un tempo ha invaso d'acqua uccidendo la maggior parte delle persone che vi vivevano. Quando tornai a casa dissi della gita a mio padre, e lui mi raccontò con voce nostalgica che il disastro era capitato poco prima che lui partisse per gli alpini, e che li avevano mandati ad aiutare a bonificare la valle. Il pomeriggio successivo invece per bilanciare andammo a passeggiare per Cortina, e sembrava di essere dentro la Winter version di Milano Marittima. Non esattamente il mio posto preferito.

Finalmente Parigi

Nell'estate 2002 feci finalmente avverare il sogno della mia infanzia: andare a Parigi. Fin da piccola sono sempre stata fissata con la Francia e le cose francesi, al punto da scegliere volontariamente di studiare francese alle medie anziché inglese. All'esame di terza portai Baudelaire e mi misi a declamare le sue poesie in lingua davanti ai professori attoniti. In matematica feci il compito più brutto della scuola, ma Baudelaire mi salvò e tuttora gli devo molto. Tornando a noi, purtroppo questo non fu un viaggio felice a causa di alcun problemi personali, lo ricordo molto tormentato infatti, e oltretutto non ho ancora avuto l'occasione di ritornarci. 
La città era carissima, sommando i costi di volo, albergo e cibarie, spesi la stessa cifra che nell'estate precedente mi era servita per andare a Rodi nell'hotel all inclusive. File under: "non sapere usare internet".
Tutto questo fu motivo di proteste senza fine da parte di chi era con me, perché "almeno l'estate prima si era riposato e invece in queste vacanze estive era tornato a casa più stanco di prima perché l'avevo fatto scarpinare per una settimana". Dal suo punto di vista non gli si poteva dare torto. Dal mio, ero contentissima di avere girato Parigi in lungo e in largo, Louvre compreso. Volevo respirarla il più possibile, assorbire tutta la sua atmosfera per portarla con me a lungo. La torre Eiffel, il Sacro cuore, Notre-dame, Monmartre, l'arco di trionfo, le Champ elysées, place de la Concorde, les Halles, il centre Pompidou, sono ancora tutti scolpiti nella mia mente. Purtroppo anche di questo viaggio non ho foto online perché la macchina fotografica digitale mi fu regalata al mio compleanno successivo, e questa mi sembra la migliore scusa per tornarci.
Purtroppo però Parigi sembra essere una delle mete preferite da tutti, e non sono ancora riuscita a trovare una tariffa decente low-cost che mi permetta di rivederla senza svenarmi. Sono periodi di magra questi signora mia, i tempi degli stipendi con tredicesima e quattordicesima da investire interamente in vacanze non ci sono più, e il low-cost è ormai una scelta di vita obbligata per chi ama viaggiare tanto.


Sunday, January 23, 2011

Mollo tutto e vado in Patagonia

La frase che dà il titolo a questo post è stata da me pronunciata più volte, durante i periodi più stressanti dei miei primi cinque anni lavorativi. Fondamentalmente non sapevo nulla della Patagonia, era solo un nome che mi evocava un posto sperduto. Poi un giorno, durante uno dei miei primi viaggi solitari, non sapevo come ingannare il tempo in aeroporto ed entrai in libreria. In quell'occasione comprai "Patagonia express" di Sepulveda, perché leggendo la quarta di copertina vidi che si trattava di un diario di viaggio proprio lì, e decisi di saperne di più. Si trattava di un libriccino sottile, che finii durante il volo di ritorno. Leggendolo ho scoperto che la Patagonia è il punto più a sud del mondo, ed è un'area divisa fra Cile ed Argentina. In questa zona la natura è padrona assoluta, ci sono zone disabitate dall'uomo per centinaia e centinaia di km. I mezzi di trasporto sono quasi inesistenti, e recarvisi è una vera e propria avventura. Il libro non è uno di quelli che ti cambia la vita, però l'ho trovato interessante. Da quel momento smisi di dire che avrei mollato tutto per la Patagonia perché ero ancora troppo attaccata alle comodità europee, però se un domani diventassi molto ricca un salto glielo farei proprio volentieri.
 

Capodanno a Piacenza

Questo post è la prova che è meglio non avere internet, piuttosto che averlo e non saperlo usare. A inizio dicembre 2001, il pc aveva appena fatto ingresso fra le mie mura domestiche. Avevo installato il modem 56k, ed iniziato a navigare con Tiscali. Piiipiiipiiiripì era il rumore che il pc faceva ogni volta che si connetteva a internet. Ai tempi non conoscevo ancora Google, e perciò aprii Virgilio che visto il nome ritenni essere più affidabile di Supereva o Arianna, e digitai "Festa di Capodanno 2002". Nei primissimi posti comparve una festa a Piacenza. Il sito diceva: cena in villa del '700, a seguire festa con musica rock, notte in albergo tre stelle a due passi dalla festa, il tutto per sole centocinquantamila lire (il passaggio all'euro avvenne qualche mese dopo). Feci un giro di telefonate e proposi la festa entusiasta alle mie amiche, che dopo qualche titubanza del tipo "ma su internet non sarà una fregatura?" mi diedero l'autorizzazione a prenotare per tutti. Io avevo già molta fiducia in questo nuovo mezzo di comunicazione, e pertanto inviai subito dall'ufficio il fax di prenotazione (in ufficio non avevamo ancora le mail personali). Purtroppo non andò tutto come sperato. Trovai una Piacenza grigia e spenta: non me ne è rimasto un bel ricordo. L'unica nota positiva fu Grazzano Visconti, un paesino medioevale perfettamente conservato con tanto di abitanti in costume d'epoca, che si trova nelle vicinanze. La cena fu un mezzo disastro, c'erano circa 700 persone che dovevano affrontare un solo mega buffet. Praticamente mangiava solo chi aveva le spalle più larghe. Sulla tavola invece c'era abbondanza di vino, che non era dei migliori ma si beveva. La festa dopo fu carina, però circa sulle due, chissà perché fummo tutti d'accordo a rientrare in albergo al più presto, e camminavamo pure molto veloce con le facce imbarazzate. Il fatto che in ogni camera ci fosse un bagno solo per due persone si rivelò essere un problema non da poco. Al mattino dopo ci ritrovammo nella hall tutti bianchi cadaverici a parte l'unica persona astemia, e non ci fu bisogno di dirsi che forse quel vino aveva qualcosa che non andava. Esattamente quel mattino presi la decisione tuttora in vigore che "fuori a mangiare a capodanno mai più".
 

Saturday, January 22, 2011

Agosto a Rodi

Durante l'estate del 2001 tornammo all'agenzia che ci prenotò il viaggio a Maiorca, decisissimi a strappare un'altra offertona. Purtroppo invece di partire in Settembre, dovevamo partire in Agosto (causa ferie imposte) e chissà perché per quel periodo non c'era l'ombra di un'offerta. I viaggi troppo lunghi in aereo mi spaventavano, e perciò "visto che la Spagna l'abbiamo già vista, proviamo la Grecia". La ragazza ci sfogliava sotto al naso un depliant da sogno e ci consigliò Rodi, perché lei c'era stata, ed oltre al mare a Rodi ci sono anche tante cose da visitare. Per la cronaca, fu un ottimo consiglio. Ad un certo punto ci disse che a dire la verità un'offerta ce l'aveva per un hotel sull'Egeo, con formula all inclusive allo stesso prezzo di un mezza pensione sul Mediterraneo. A noi furboni non ci venne in mente che ci poteva essere un motivo, e perciò inebriati dal gelatino gratuito delle quattro del pomeriggio, dall'aperitivo delle sette e mezza, e dal vino che avrebbe accompagnato i pasti, decidemmo di prenotare quello. Dovete sapere che Rodi per l'appunto è anche detta l'isola dei due mari, perché per metà è bagnata dal Mediterraneo, e per metà dall'Egeo. Nella parte bagnata dal mare che conosciamo, il mare è esattamente come ce lo si aspetta, caldo e calmo. La mattina successiva al nostro arrivo sull'isola sono messa il costume e sono corsa verso la spiaggia avvolta nel telo. Guardavo la gente in piscina e un po' li compativo, mi chiedevo perché con il mare a due passi questi stessero in una piscina che potrebbe essere anche in un hotel di Canicattì. In spiaggia c'era abbastanza vento e poca gente. Dopo pochi minuti avevo già capito tutto: l'Egeo è ultra mosso, ipersalato, e freddissimo. Non mi sarei mai aspettata una cosa del genere. Durante uno dei giorni successivi noleggiammo uno scooter e decidemmo di fare il giro dell'isola, nonostante fossero ben 200 km. Il motivo principale di quella scelta era andare a Prassonisi, la spiaggia dove i due mari si incrociano. Quando siamo arrivati, ci si presentò uno spettacolo davvero insolito. Eravamo su un altura, dove sotto c'era la spiaggia di sabbia. Guardando a destra il mare era calmo, deserto e piatto. Guardando a sinistra il mare era affollatissimo di surfisti che cavalcavano le onde giganti. Esattamente in mezzo c'era una strisciolina di terra che conduceva ad una piccola isoletta. La natura a volte è davvero spettacolare. Proseguendo il giro dell'isola siamo arrivati alla foresta delle farfalle. Ce n'erano milioni, e se avessi avuto una macchina fotografica digitale avrei fatto delle foto da paura. Poi sulla via del ritorno, iniziai a sentire la mia pelle bruciare. Forse stare 8 ore su uno scooter sotto al sole cocente della Grecia in Agosto senza protezione solare non era stata proprio una genialata. Ci fermammo in cima a un monte sperduto, dove le uniche costruzioni erano un santuario, un negozio di souvenir,  e tre case. Dentro c'era Nicola, un signore italiano ormai ottantenne che ci raccontò di essere emigrato lì cinquanta anni prima. Io comprai una maglietta bianca di cotone a maniche lunghe per coprirmi, e lui mi regalò la sua confezione già aperta di crema Nivea, dicendomi "buona crema buona per sole". Vicino ai pressi dell'albergo poi ci fermammo in una farmacia, perché iniziavano ad uscirmi delle bolle da eritema vero e proprio. Lì furono veramente le comiche. Il farmacista non parlava nemmeno inglese, e io dopo aver provato italiano inglese francese e qualcosa che assomigliava allo spagnolo, alla fine riuscii ad ottenere la crema solo attraverso i gesti. Ci sarebbe voluta una telecamera per filmare questa cretina che indicava il braccio rosso e poi si faceva vento con le mani e diceva ahi ahi! I giorni successivi li passai sotto l'ombrellone in piscina completamente vestita e dolorante. Facemmo un'altra gita (questa volta in taxi visto che erano molto economici) per andare a visitare la città vecchia e il porto, e mi piacquero molto. Anche in questa vacanza presi almeno due kg.

Friday, January 21, 2011

Guida alla scelta dell'ostello o dell'hotel low cost

La riuscita di una vacanza fai-da-te dipende tutta da qui. Io mi affido in particolare a due siti internet, che immagino voi tutti conosciate già.
Quando viaggio da sola prediligo gli ostelli, per fare amicizia con gente di tutto il mondo e per non pagare l'assurdo costo di una stanza singola d'albergo, perciò prenoto su hostelworld.com.
Non conviene mai risparmiare sugli ostelli, essendo i costi già bassi, perciò di solito prendo in considerazione i tre posti con il punteggio di feedback più alto, poi guardo dove si trovano, poi guardo se c'è la colazione e il free wifi, e già che ci sono mi leggo anche tutti i commenti dei clienti. Devo dire che da quando ho iniziato a fare così sono sempre stata in ostelli molto belli, centrali e puliti. All'inizio in un paio di casi infatti cercai di prediligere il risparmio e alcuni posti non erano il massimo della vita. Di questo sito bisogna sapere che ti addebita il 10% al momento della prenotazione, e se cambi idea e lo comunichi almeno 24 ore prima non perdi il restante 90%.
Quando viaggio in coppia o con amiche prevenute sugli ostelli, invece consulto booking.com.
Qui invece il discorso è totalmente opposto. Più o meno come qualità della struttura, di solito un albergo economico è pari a quella di un buon ostello, perciò si può cercare il risparmio, altrimenti ci si rovina. A volte si possono anche trovare buone occasioni, per cui una doppia di un albergo ti può costare meno di una doppia in ostello. Bisogna solo stare attenti al tipo di offerta che si prenota, perché le più vantaggiose hanno la dicitura "non rimborsabile" e perciò se cambi idea, ti addebitano comunque il totale sulla carta di credito. Se non c'è quella dicitura si può annullare fino a 24 ore prima senza rimetterci un centesimo, e questo è molto buono. Per il resto anche qui mi leggo sempre tutti i feedback, che puntando al prezzo sono fondamentali, per stabilire qual è il "meno peggio". Nel caso dell'albergo se la colazione non è inclusa è quasi meglio, perché a parità di servizi, quelli con la colazione costano dieci euro in più a testa al giorno. Al bar per fare una signora colazione invece bastano tre euro. Il wireless gratis negli alberghi è ancora un'utopia, e mi sembra assurdo che lo possa fornire un ostello sgangherato e non un buon hotel. Probabilmente lo vedono ancora come una fonte di guadagno e non capiscono quanti clienti possa attirare. Se l'hotel è fuori dal centro (il che è molto probabile) bisogna guardare se è ben collegato dai mezzi.
A scrivere queste cose mi torna la voglia di partire presto di nuovo. A proposito, avete saputo che il 17 marzo è festa nazionale?

Thursday, January 20, 2011

Capodanno in Umbria

In occasione del capodanno 2001, per stare più tranquilli con tutta l'allegra combriccola, decidemmo di optare per un agriturismo in Toscana. Poi siccome noi eravamo in 12, e a Novembre tutta la Toscana sembrava essere già prenotata (brutta cosa non avere internet), trovammo un agriturismo in Umbria a Città di castello. La cittadina non prometteva nulla, ma alla fine era carina. Abbiamo fatto un'escursione ad Assisi, e devo dire che è stata la cosa per cui è valsa la pena fare il viaggio. Oltre alla bellissima cattedrale, ripercorrere a piedi il sentiero di San Francesco è stato veramente affascinante. Saremmo voluti andare anche a Perugia, ma non c'è stato il tempo. Peccato perché ci tornai qualche tempo dopo per la festa del cioccolato, ed era molto bella e caratteristica. Il nostro agriturismo la sera del 30 dicembre ci cucinò una cena coi fiocchi, con tanto di filetto al pepe verde per 20 euro a testa. La sera del 31 invece aprirono il salone delle feste, una mandria di pensionati invase il posto e noi che eravamo gli unici giovani all'inizio siamo rimasti a guardarli a bocca aperta, poi ci siamo uniti ai balli di gruppo. Riguardo la cena del 31 mi ricordo solo che costò almeno il triplo e che mangiammo un brodino e poco più. Non avevo ancora aderito al partito del "a capodanno io mangio a casa che fuori tutto fa schifo ed è più caro".

Wednesday, January 19, 2011

A Barcellona con l'ufficio

La mia prima esperienza di lavoro fu presso lo studio di una commercialista. La titolare dello studio per premiare il nostro duro lavoro, a ottobre 2000 ci portò tutte a Barcellona, pagando lei volo e albergo. Che tipa, gli chiedevi cinquantamilalire di aumento e ti diceva di no, e poi ogni tanto aveva di queste uscite. Mi pare fossimo in otto, e non dev'essere stata una spesa da poco, considerato quanto costavano i voli in quel periodo. Il tutto si svolse in modalità gita scolastica. Si andava in giro tutte insieme a vedere le cose che voleva lei, come se fosse stata la nostra professoressa. L'hotel era proprio in centro sulla Ramblas, e restammo lì tre giorni. Mi ricordo un pranzo di pesce al porto, di una bontà impareggiabile, e una cena di paella in una piazza del centro. Mi colpirono  molto il quartiere olimpico e il parco con le opere di Gaudì, ma una delle cose che apprezzai di più fu il museo dedicato a Jean Mirò. La sagrada famiglia mi lasciò a bocca aperta, non mi potevo nemmeno immaginare che esistesse una chiesa con quelle fattezze straordinarie. Durante quel viaggio ebbi la conferma di quanto preferivo esplorare i posti rispetto all'arrostirsi su una sedia sdraio sotto al sole cocente.

Maiorca

Era la fine dell'estate del duemila, ed ero pronta per il mio secondo volo. Dopo il mio primo anno di lavoro avevo un unico desiderio: riposarmi al mare; perciò entrammo in un'agenzia viaggi. Internet a quei tempi per me era solo una parola dal suono affascinante, e tutto quel mondo sarebbe arrivato in casa mia solo un anno e mezzo dopo. Appena entrammo in agenzia, la ragazza al banco ci mostrò dei depliant da sogno, e poi ci propose l'offerta irrifiutabile: una settimana in pensione completa all'isola di Maiorca con formula roulette e volo incluso. Quel viaggio costava la metà degli altri che ci aveva proposto e ci sentimmo fortunatissimi. Ora con quella cifra ci vado in vacanza almeno tre volte. Dal depliant appresi che potevo portarmi 20 kg di bagaglio e così feci. Utilizzai una valigia di grandezza pari a quella che negli Stati Uniti mi bastò prima per tre mesi e poi per cinque, e la riempii tutta sforando anche di un paio di chili. Cosa me ne facessi di otto gonne, quattro paia di pantaloni, sei magliette, quattro camicette, due felpe e quattro paia di scarpe in una settimana ancora non so spiegarmelo. La formula roulette prevedeva che non potessimo scegliere noi l'albergo, ed infatti venimmo spediti in quello più lontano da tutto, a 70 km dalla città di Palma, a Cala Marsal. Devo dire che non fu un male. In quell'angolo sperduto di mondo c'era un mare meraviglioso. Con la pensione completa ci dovevamo preoccupare solo di fare la spola tra l'albergo e la spiaggia per abbuffarci al buffet di pesce come se non ci fosse un domani. Fortunatamente il quinto giorno, presi un po' dalla noia decidemmo di noleggiare un auto, per fare il giro dell'isola. La città di Palma, con il suo castello in centro mi piacque molto, poi ci fermammo a mangiare la paella a Palmanova, e andammo a finire a Magaluf dall'altra parte dell'isola. Mentre ritornavamo non facevo altro che ripetere "e per fortuna che non siamo capitati lì con la roulette". Peggio di Rimini a Ferragosto, con ogni razza di tamarro discotecaro possibile, un vero delirio.  In quella vacanza presi 2 kg ma tornai abbronzatissima e anche troppo riposata.

Tuesday, January 18, 2011

Cosa mettere in valigia per un week-end low cost

Premessa: questo post ovviamente vale per viaggi di 3-4 giorni, poiché per viaggi più lunghi è un po' più difficile rientrare in un bagaglio a mano 55x40x20 di massimo 10 kg.
Il malefico marchingegno blu della Ryanair con il cartello "it fits?" è ormai lo spauracchio di ogni viaggiatore low cost, specialmente se dotato di bilancia che ti fa pagare cari i chili in più.

Io per non avere più problemi e viaggiare finalmente leggera come George Clooney insegna in "Up in the air", in valigia metto queste cose:
- pantaloni della tuta di cotone da usare come sotto del pigiama (sono tattici perché si dovessero mai sporcare irrimediabilmente i jeans in modo da non poterci più andare in giro, si può uscire a comprarne un altro paio, indossando questi);
- maglietta di cotone a maniche lunghe da usare come sopra del pigiama (può tornare utile in caso di emergenza, tipo se una compagna di stanza ubriaca vomita dentro il vostro zaino e non avete più niente da mettervi);
- ciabatte infradito estive (queste vanno bene nella doccia, nella camera e anche da andare in giro per evitare di portarsi un paio di scarpe di ricambio nelle solite emergenze idiote di cui sopra);
- 1 paio di mutande e 1 paio di calzini per ogni giorno di vacanza;
- 1 t-shirt per ogni giorno di vacanza, da usare come canottiere d'inverno, come magliette d'estate, oppure come magliette d'inverno se doveste capitare in un posto particolarmente caldo e non ve l'aspettavate;
- 1 felpa nera con cappuccio e cerniera, adatta a tutte le temperature e agli abbinamenti cromatici con le magliette;
- flaconcino di shampoo da 50 ml dentro la busta trasparente;
- saponetta (non è liquida e perciò non crea problemi ai controlli);
- 1 asciugamano;
- tappi per le orecchie (occupano poco spazio e ti possono salvare una vacanza);
- telefono cellulare con connessione wifi e caricabatteria (in questo modo si possono lasciare a casa il pc portatile che per tre giorni non muore nessuno, e anche la guida perché google maps sul cellulare è spaziale);
- portafoglio di riserva, ad uso esclusivo viaggi, dove trasferisco solo la carta di identità, i soldi, la carta di credito e il codice fiscale (che essendo sostitutivo del modulo e111 serve per non pagare l'ospedale se ci si fa male);
- le chiavi di casa le porto solo se so che nessuno verrà a prendermi in aeroporto, altrimenti le lascio a casa perché pesano;
- libro (fondamentale per le attese in aeroporto);
- deodorante stick;
- macchina fotografica e caricabatteria;
- spazzolino e dentifricio;
- 1 lucchetto (se si gira per ostelli è fondamentale perché non sempre c'è in tutti gli armadietti e se non ce l'hai te lo vendono a caro prezzo);
- 1 matita per gli occhi (questa è per sole donne, a meno che non siate fan di Robert Smith);
- carta d'imbarco (la stampa della prenotazione dell'ostello/albergo non serve, basta il numero, se ci sono problemi si apre la mail).
Sembra impossibile ma ci sta tutto!

Addosso invece metto:
- 1 maglione se è inverno, altrimenti un'altra felpa di cotone con la cerniera;
- 1 paio di jeans in qualsiasi stagione, magari corti d'estate;
- 1 paio di scarpe comode;
- 1 giacca impermeabile se è inverno o se vado a nord.
Ora però mi salvo questo post nei preferiti, così ho finalmente una lista scritta. Ho dimenticato niente?

Monaco di Baviera, Oktoberfest e capodanno del 2000

Andando a Londra avevo visto che volare non era un dramma, però avevo ancora qualche riserva, perciò nel settembre dello stesso anno, si organizzò un giro in camper a Monaco con la comitiva, per andare all'Oktoberfest, che per me era così mitico da essere paragonabile al paese delle meraviglie. "Oh raga, dicono che c'è una festa a Monaco in un piazzale dove migliaia di persone bevono birra tutto il giorno, TOP".
E così siamo partiti in sei di Venerdì sera dalla Romagna, e siamo arrivati in città intorno alle cinque del mattino. Abbiamo poi dormito dalle cinque alle undici, e poi ci siamo recati al Theresienwiese, a fare un giro per gli stand e le giostre. Birra e giostre ovviamente non potevano andare d'accordo, pertanto ci siamo diretti allo stand della Paulaner, che ci sembrava quello più grande e pieno di vita, con l'orchestrina Bavarese dentro che suonava "ein prosit". Io volevo chiedere una birra media visto che era ancora mattino, ma i miei amici insistettero che senza il boccale da un litro non sarebbe stato un vero Oktoberfest e perciò li accontentai. Fortunatamente, a detta di tutti la birra del festival è più leggera di quella che si trova fuori, anche perché ci alzammo da quel tavolo dieci ore, tre litri, e quattro pretzel dopo. Ci siamo trascinati al camper a fatica, il mezzogiorno dopo ci svegliammo e ripartimmo per l'Italia. Avevo iniziato a lavorare da un mese, era domenica, e il Lunedì mattina dovevo andare in ufficio. Adesso questi numeri non riuscirei a farli più purtroppo. Beata gioventù.
Tre mesi dopo ci si accingeva a festeggiare il capodanno del duemila, quello del millennium bug e della fine del mondo per il mille e non più mille. Essendo un capodanno importante non lo si poteva passare in zona, e siccome ci ricordavamo che attraversando Monaco ci era sembrata una bella città, mettemmo in piedi un'altra comitiva di otto persone, e tornammo là in treno. Io ero fermamente intenzionata a visitare per benino tutta la città, e un po' ingenuamente mi ero preparata meticolosamente, seguendo l'esempio della mia professoressa a Londra. Elenco dei posti e scaletta temporale. Mi ricordo la bellissima Marienplatz, e l'Hofbrauhaus, la birreria a due piani. I miei amici che volevano soltanto cazzeggiare in giro non la presero benissimo, erano più tipi da sdraio al sole loro. A parte questo, il soggiorno andò molto bene, e dopo aver stappato lo spumante in piazza a mezzanotte, ci si diceva "hai visto che non è successo niente? lo sapevo io", un po' tipo quello che ci si dirà a fine dicembre 2012 insomma.

Monday, January 17, 2011

Voglio andare in Russia, anzi no, in Cina

Leggere Tiziano Terzani mi fa uno strano effetto. La sua malattia del viaggio era talmente evidente, e il suo entusiasmo così coinvolgente che mi fa venire voglia di ripercorrere le sue tracce.
Tutto è iniziato leggendo "Buonanotte signor Lenin", e andare da Pechino a Mosca con la Transiberiana era diventata una fissa. Volevo finalmente vedere il lago Baikal con i miei occhi, e respirare tutte quelle atmosfere polverose una per una. Uno dei miei contatti di Facebook ci andò davvero, e quando mi disse quanto aveva speso decisi a malincuore che per il momento dovevo accantonare l'idea. Da come una che vuole andare in Russia finisce a vivere per 8 mesi negli Stati Uniti è una lunga storia, che molti di voi conoscono già. Ho ripreso in mano di recente quel libro per rileggermi il capitolo sul Kazakhstan, perché a scuola a Boston ero in classe con diverse persone provenienti da lì, ed è stato un bel flash. Prima di leggerlo e di conoscerli ero convinta che in quella zona ci fossero solo pastori e pecore, e scoprire che erano civilizzati quanto noi, con le loro grandi città e i loro monumenti, è stata una sorpresa.
Durante l'ultimo viaggio a Valencia, ho avuto la buona idea di portarmi il suo "in Asia", e visto che in Giappone ci sono già stata, mi sta prendendo la fissa di andare in Cina, precisamente a Pechino e Shangai. Non avendo la disponibilità economica resterà molto probabilmente anche questo un sogno, ma per fortuna sognare non è vietato, ed è ciò che aiuta ad andare avanti nei periodi difficili.

Ryanair e la prepagata Mastercard

Qualche anno fa, feci la carta Postepay per risparmiare qualche soldino nelle prenotazioni Ryanair, poiché avendo una carta prepagata Visa non si pagavano le commissioni bancarie. Poi sono andata in America, e non avendone più bisogno non ho più seguito la questione per almeno un anno. Per l'ultimo viaggio che ho fatto, (il primo all'estero da quando sono rientrata in Italia) mi sono vista addebitare ben 10 euro, perché come tutti saprete ora hanno la convenzione con le prepagate mastercard. 
Domanda del giorno: dove la trovo una prepagata mastercard, che non abbia costi assurdi, facilmente reperibile senza andare in banca?
La settimana scorsa accedendo a Paypal per altri motivi, ho visto che hanno emesso proprio una prepagata mastercard, richiedibile comodamente dal pc, il cui costo di emissione è di 5 euro.
L'ho sottoscritta, e appena avrò tempo andrò in posta a disdire l'ormai inutilizzata postepay, per recuperare i loro 5 euro di cauzione, avendo in questo modo la nuova carta a costo zero.
Non vedo l'ora di collaudarla quando mi arriverà!

Sunday, January 16, 2011

Il mio primo volo: Londra

 Ho volontariamente omesso le gite scolastiche, perché avendo prestato relativamente poca attenzione a ciò che avevo intorno non avrebbe senso raccontarvele, ma devo fare un'eccezione per l'ultima perché tutto iniziò da lì. In quinta superiore una coraggiosissima professoressa di inglese decise di portarci a Londra. Io dopo la Calabria non avevo fatto altre vacanze perché d'estate si andava rigorosamente al mare in Romagna e da nessun'altra parte. All'età di diciotto anni non ero mai salita su un Eurostar, e mi ritrovavo a dover prendere l'aereo. Se non fosse stato per quella santa donna non so se io avrei mai volato fifona come sono. Ero letteralmente terrorizzata all'idea, così come metà dei miei compagni. Si va? Non si va? Non ci si può perdere Londra e la gita di quinta per niente al mondo, ci dicevamo facendoci coraggio l'un l'altro. Durante il decollo ci tenevamo per mano con i vicini di sedile, cercando di ricordare qualche preghiera. Credevo che mi scoppiasse il cuore. Dopo l'atterraggio abbiamo applaudito tutti, se penso a quanto è imbarazzante farlo di questi tempi mi viene da ridere. Nel viaggio di ritorno invece la paura era già passata; non ci si pensava già più, inebriati dai recenti ricordi dei cinque giorni nell'eclettica capitale inglese. La professoressa era un caterpillar. Ci teneva tutti in riga e ci faceva camminare per tutto il giorno, seguendo la sua lista di posti da vedere correlati ad una tabella di marcia ben precisa. Il suo scopo era di stancarci, sperando che la sera avremmo dormito. Ovviamente si sbagliava. La sua organizzazione mi stupiva, con la piantina in mano si orientava ovunque senza problemi, e non aveva nemmeno difficoltà nel labirinto della metropolitana. Rimasi veramente affascinata da quest'ultima: non avendone mai vista una prima, avere a che fare con la più intricata è una bella sfida. Durante quei cinque giorni decisi che esplorare il mondo mi piaceva tantissimo, e che avrei fatto almeno un viaggio all'anno perché ne valeva la pena.
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La mia prima vacanza: la Calabria

I miei genitori, durante tutta la loro vita sono stati all'estero una sola volta, per il viaggio di nozze in auto attraverso Germania Belgio Olanda e Lussemburgo. La sedentarietà è una delle poche cose che avevano in comune e perciò, a parte una gita scolastica a Padova in terza media, la prima volta in cui sono uscita dall'Emilia Romagna, è stato all'età di quindici anni. La madre della mia migliore amica del tempo, mi chiese se volevo andare con loro per una settimana in Calabria all'inizio di Settembre, prima dell'inizio delle scuole. A me non sembrava vero, mia madre era assolutamente contraria, ma ero appena andata a vivere con mio padre, l'uomo che non mi ha mai detto un solo no (non sempre è un bene), e perciò andai. Io, la mia amica, sua madre e sua zia attraversammo l'Italia con un treno speciale, ridipinto di giallo per l'occasione. Il treno si chiamava Settebello, e dopo quasi una decina di ore di viaggio arrivò a destinazione. La Calabria mi colpì per la sua diversità dalla mia regione, per me quel villaggio era come un'oasi in mezzo al deserto del nulla. Il mare invece era stupendo, non lo avevo mai visto così pulito. La settimana passò velocissima, di giorno al mare e la sera nella piccola discoteca fra un ballo di gruppo e l'altro. Li ho imparati tutti lì, YMCA era il mio preferito. Il villaggio avrebbe potuto essere da qualsiasi parte del mondo che per me non avrebbe fatto nessuna differenza, ed era giusto così. Chissà se esiste su facebook una pagina fan della spensieratezza dei quindici anni.

Manifesto del viaggiatore

Da "In viaggio con Erodoto - Ryszard Kapuściński"

"Erodoto doveva essere uno di quei chiacchieroni sempre a caccia di chi li stia a sentire e che non possono vivere senza un uditorio. Uno di quei comunicatori nati, sempre in moto, sempre in agitazione, che appena vedono o sentono qualcosa devono subito trasmetterla agli altri, incapaci di tenerla per sé. È la loro missione, la loro passione: andare, partire, appurare la verità e trasmetterla al mondo.
Questo genere di fervore non è molto diffuso. L’uomo comune non è particolarmente curioso. Visto che ormai è al mondo, gli tocca arrangiarsi: ma meno fatica gli costa, meglio è. Conoscere il mondo richiede uno sforzo che assorbe tutte le facoltà dell’uomo. La maggior parte della gente sviluppa piuttosto le facoltà opposte: la capacità di guardare senza vedere e di sentire senza ascoltare. Quindi, l’apparizione di un tipo come Erodoto, posseduto dalla passione, dalla smania, dalla fissazione di conoscere, e oltretutto intelligente e con il dono dello scrivere, diventa un evento di portata storica.
La caratteristica principale di persone del genere è di essere delle spugne che assorbono facilmente qualsiasi cosa e altrettanto facilmente l’abbandonano. Non tengono dentro niente oltre un certo periodo e, poiché la natura non sopporta il vuoto, devono sempre trovare nuove cose da scoprire, approfondire e assimilare. La mente di Erodoto non è in grado di limitarsi a un solo evento o a un solo paese. È sempre in moto, sempre a caccia. Il fatto appurato e stabilito il giorno prima oggi non lo interessa più: deve subito rimettersi in cammino (partire), procedere, andare oltre. [...]
Non si legano profondamente a niente, non mettono mai radici. La loro empatia è sincera ma superficiale. A chiedere loro quale tra i paesi visitati preferiscano, non sanno che cosa rispondere. Quale? Un po’ tutti, visto che in ognuno c’è qualcosa di interessante. In quale vorrebbero tornare? Nuovo imbarazzo: non se lo sono mai chiesto. Quello che sicuramente vogliono è ripartire, ritornare in pista. In fondo desiderano solo viaggiare.
Non si sa esattamente che cosa spinga l’uomo a girare il mondo. La curiosità? Il desiderio di avventura? Il continuo bisogno di essere stupito? Chi perde la capacità di stupirsi è un uomo interiormente morto. Chi considera tutto un déjà vu e non riesce a stupirsi di niente, ha perso la cosa più preziosa, l’amore per la vita. Erodoto è l’esatto contrario. Nomade infaticabile, sempre in movimento, sempre concentrato, sempre pieno di idee, di ipotesi e di progetti. Sempre in viaggio. Le rare volte in cui sta a casa (ma dov’è la sua casa?) è perché è appena tornato a un’altra spedizione oppure sta per intraprenderne un’altra. Per lui il viaggio è uno sforzo, un’indagine per arrivare a conoscere tutto: la vita, il mondo, se stesso."